Fresche o secche, le mandorle sono semi buonissimi e molto nutrienti, ricchi di proteine e sali minerali, utilizzati soprattutto in pasticceria per realizzare prelibatezze come il torrone, i confetti e il marzapane.
Dolci e amare
Le mandorle sono prevalentemente dolci, ma se ne trovano anche di amare. Queste ultime vengono però considerate tossiche perché contengono amigdalina e in dosi eccessive possono causare problemi, ma in quantità adeguate il loro impiego diventa prezioso per preparare alimenti sfiziosi come gli amaretti o produrre ottimi liquori.
La leggenda del mandorlo
"Per fare un tavolo ci vuole il legno / per fare il legno ci vuole l'albero", recita un vecchio e famosissimo brano cantato da Sergio Endrigo. Seguendo la stessa logica naturale, dalle mandorle possiamo risalire alla bellissima pianta che le produce, il mandorlo, originario dell'Asia occidentale ma portato poi dai Greci in tutte le regioni del Mediterraneo. Ed è proprio qui che la storia si confonde con il mito.
Un'antichissima leggenda narra infatti della commovente storia d'amore tra Fillide e Acamante, da cui nacque il mandorlo…
Acamante, eroe greco figlio di Fedra e Teseo, durante il suo viaggio verso Troia sostò qualche giorno in Tracia, dove conobbe la principessa Fillide. I due s'innamorarono ma Acamante dovette ripartire per la guerra. La principessa lo aspettò dieci anni, prima di morire di dolore pensando che l'amato non fosse sopravvissuto alle battaglie. La dea Atena s'impietosì di questa triste vicenda e tramutò Fillide in un mandorlo. Acamante, in realtà ancora vivo, non appena saputa la notizia, si recò nel luogo in cui si trovava l’albero. L'abbraccio del giovane fece spuntare dei fiori bianchi che ancora oggi, in primavera, testimoniano l’amore eterno dei due.
Curiosità
Perché gli orientali hanno gli "occhi a mandorla"?
In effetti è proprio vero: la piega nell'angolo interno degli occhi delle persone asiatiche sembrerebbe disegnare una mandorla… Il motivo? Ereditario: questa particolare conformazione serviva ai loro antenati che vivevano nella gelida Siberia più di 25.000 anni fa per proteggere gli occhi dal vento, dal freddo e dalla luce abbagliante riflessa dalla neve.