L'amaranto

La parola "amaranto" ha origine dal greco e significa "che non appassisce", a sottolineare fin dal nome una delle caratteristiche che più contraddistinguono questo "pseudocereale" (come viene definito per alcune piccole differenze con i cereali), per tale motivo pare che il fiore di amaranto sia diventato un simbolo d'immortalità.

Un po' di storia
Le origini dell’amaranto affondano le proprie radici nell'America centrale, dove pare che fosse coltivato già dalle civiltà precolombiane. Per gli Aztechi era "il misterioso grano" o "il grano degli Dei".

In cucina
I piccoli chicchi di amaranto sono perfetti per essere abbinati ad altri cereali, per esempio frumento e farro. L'amaranto si utilizza anche per zuppe, insalate, sformati dolci o salati, polpette e barrette energetiche.

Non solo semi
Se pensate che solo i semi dell'amaranto siano commestibili, vi sbagliate. Anche le foglie, infatti, si possono mangiare, magari lessandole o cuocendole al vapore come gli spinaci. Provare per credere.

Letteratura
Dal mondo greco con la favola di Esopo intitolata "La rosa e l'amaranto", al mondo romano con Plinio il Vecchio che ne parla nel trattato "Naturalis historia", fino allo scrittore inglese John Milton che nel XVII secolo fa riferimento all'amaranto nel suo "Paradise Lost".